Una delle caratteristiche più odiate da qualunque audiofilo nell’ascoltare la sua musica preferita è la presenza della distorsione, perchè le casse vanno in Distorsione e quali sono le cause è la domanda a cui daremo una risposta in questo articolo.
La distorsione è generalmente percepita come un rumore che si introduce nel brano musicale, sporcandolo in modo molto fastidioso per l’udito; il più delle volte si aggiunge alle frequenze basse, a causa di una maggior richiesta di energia istantanea in un momento in cui l’erogazione è già al limite delle potenzialità.
In ogni caso, può capitare di avvertirla anche nelle frequenze più alte; in genere questo accade in impianti più complessi e professionali, spesso multi amplificati sulle diverse frequenze.
Perchè si avverte la distorsione
Le casse possono andare in distorsione per limiti meccanici dovuti ad una costruzione non idonea alla potenza elettrica applicata ai morsetti, oppure possono distorcere per motivi elettrici, perché l’amplificatore non eroga la potenza in modo pulito e preciso, alterando la traccia della sorgente ed aggiungendo rumori di vario tipo, in genere armoniche differenti da quella originaria.
In questo caso si parla di distorsione armonica, un valore che viene misurato in ogni amplificatore di potenza definendone in un certo senso la qualità del componente, anche se a livello professionale vanno considerati molti altri parametri.
Le armoniche e la distorsione
Le armoniche naturali consistono in suoni che aggiungono una frequenza multipla ad una nota di base; quest’ultima è detta nota fondamentale e insieme alle sue armoniche definisce quella che in musica è chiamata timbrica.
Il timbro di uno strumento è caratterizzato da questi fattori ed è importantissimo per definire la qualità del suono stesso, che deve essere tipico di quello strumento in particolare e distinguersi con decisione dagli altri strumenti con il loro timbro, producendo una netta separazione spaziale fra un tipo di suono e l’altro.
La timbrica è basilare in un’orchestra dal vivo così come lo è nella riproduzione stereo di un dispositivo elettronico, quindi di un impianto di qualunque tipo.
In parole povere, la timbrica consiste nella separazione perfetta fra un suono e l’altro, spesso confusa anche dall’orecchio con la separazione stereo; in un certo senso si tratta della stessa cosa, ma in realtà non si parla dello stesso suono che proviene da più parti (stereofonia), ma di più suoni che provengono da una o più direzioni (spazialità, immagine musicale).
Spesso infatti gli audiofili meno esperti confondono la stereofonia con l’immagine e la timbrica, non accettando che una cassa riproduca il contrabbasso e l’altra il sassofono; in realtà è giustissimo che sia così.
La distorsione sembrerebbe essere un altro argomento, ma in realtà è erroneo pensarla solamente come un rumore causato da un impianto di bassa qualità; una timbrica non corretta è distorsione ed è giusto misurare la qualità dei componenti proprio attraverso di essa.
Se così non fosse, gli impianti più costosi non conoscerebbero alcun tipo di distorsione effettiva; diciamo che più che altro non hanno alcuna distorsione apprezzabile.
Quando la distorsione è meccanica
Gli altoparlanti che costituiscono una cassa stereo sono contraddistinti da alcuni valori fondamentali, fra i quali i più importanti sono la sensibilità espressa in decibel, la potenza massima applicabile espressa in watts e l’impedenza espressa in ohms.
La potenza applicabile è di facile comprensione e consiste nella totalità dei watts che l’altoparlante può ricevere dall’amplificatore utilizzato.
L’impedenza definisce la facilità con cui la bobina mobile consente al segnale di attraversarla, ma in genere è molto simile in quasi tutti i prodotti in commercio.
La sensibilità definisce la capacità del trasduttore di suonare a parità di potenza applicata.
Questi valori sono importanti per verificare la responsabilità della cassa su un’eventuale distorsione, che in questo caso non sarebbe armonica ma totalmente meccanica, dovuta cioè ad una cattiva riproduzione di un segnale corretto e pulito in ingresso.
Applicare ad una cassa da 50 W una potenza di 200 W consiste nel surriscaldare la bobina mobile fino alla sua distruzione per eccessivo calore sviluppato; all’orecchio si potrebbe non avvertire immediatamente alcuna sofferenza, fino a quando il messaggio musicale non finisce per sbiadire totalmente lasciando spazio a crepitii e rumori sordi.
Applicare invece la potenza massima consentita potrebbe andar bene, ma non si terrebbe conto delle potenze di picco che il messaggio musicale potrebbe richiedere nell’esecuzione di bassi profondi o passaggi musicali ricchi e complessi.
Alcuni finali di potenza hanno sulla carta una potenza non eccessiva, ma posseggono una riserva dinamica enorme consentita da batterie di condensatori collegati in parallelo, al fine di accontentare la richiesta di energia quando la musica lo necessita. In pratica, possono erogare istantaneamente anche 4 volte la loro potenza nominale.
In questo caso un altoparlante della stessa potenza potrebbe rompersi facilmente, oppure faticare producendo fastidiosi rumori meccanici dovuti alla membrana che supera notevolmente la massima escursione consentita.
Per superare questi inconvenienti è bene procurarsi casse più performanti, tenendo presente anche un ulteriore importante aspetto: in un altoparlante multivia, cioè con woofer, midrange e tweeter filtrati passivamente, una potenza di 100 W verrebbe distribuita più o meno come segue: 55 W sul woofer, 30 W sul midrange, 15 W sul tweeter.
Si tratta di valori dovuti all’assorbimento dei magneti, che generalmente sono bilanciati in questo modo, ma si possono configurare altre soluzioni; più che altro è utile per comprendere che prima di collegare un amplificatore è bene sincerarsi di tutte le potenze in gioco per evitare distorsione e danni costosi.
Anche un’eccessiva sensibilità può danneggiare le casse, in quanto un potente amplificatore potrebbe sollecitarle a dismisura; con alte potenze è preferibile utilizzare casse meno sensibili ed in grado di controllare meglio più watts.
Quando la distorsione è armonica
Questo tipo di distorsione scagiona quasi completamente l’altoparlante e viene prodotta direttamente dalle sorgenti sonore o dagli amplificatori ad esse collegati.
Come detto in precedenza, si tratta di una cattiva separazione fra un suono e l’altro, che tendono a mischiarsi producendo altre armoniche inesistenti nel brano originale ed alterando il tutto.
Questo problema è spesso la causa di discussioni fra audiofili neofiti e professionisti, o fra audiofili di età differente, quindi con diversa esperienza nel settore.
Molti giovani trovano ben suonanti impianti che suonano forte per via di una bassa potenza applicata ad altoparlanti con alta sensibilità; in realtà questi impianti finiscono per cavarsela decentemente solo con suoni semplici e prodotti da sintetizzatori elettronici e difficilmente sono in grado di assecondare la timbrica, per via di una semplicità elettronica che mostra evidenti limiti quando il messaggio musicale diventa più complesso, sia come frequenze, sia come richiesta di energia.
Un impianto ben suonante è inevitabilmente costoso e i migliori risultati si ottengono spesso con pregiati finali valvolari, che garantiscono un eccezionale separazione fra le frequenze.
Questo è il principale motivo per il quale al giorno d’oggi la maggior parte delle persone ritiene gli impianti da pochi euro in grado di non distorcere assolutamente; se tempo addietro si arrivava a sentire fastidiosi rumori alzando il volume, ora questo tipo di distorsione è scomparsa, lasciando però il posto a messaggi musicali sfocati e freddi, privi del timbro ed assolutamente non in grado di generare emozioni; in questo modo un brano house diventa migliore di una sinfonia e la cover di un dilettante può essere paragonata alla miglior performance di Pavarotti.
Un impianto con una buona timbrica esalta queste differenze rendendo il messaggio musicale emozionale e unico, rappresentando ogni artista nel migliore dei modi.
La vera distorsione non è più da ricercare solamente nel rumore associato ad una riproduzione, ma soprattutto nelle armoniche sbagliate e non idonee al suono di un particolare strumento.
Brevemente, per ovviare ad un’apprezzabile distorsione armonica è consigliato procurarsi amplificatori professionali, in grado di elevare la potenza del messaggio musicale senza alterarne minimamente le caratteristiche.
Come distinguere la distorsione di una cassa
Sia che la distorsione sia meccanica, sia che la distorsione sia armonica, è percepibile solamente attraverso le casse.
Purtroppo, per capire come intervenire è necessario avere un orecchio allenato e delle opportune conoscenze.
Generalmente quando la responsabilità ricade sugli altoparlanti il suono risulta potente in diversi passaggi per poi perdersi nei picchi che richiedono maggiore energia; la distorsione armonica necessita invece di un orecchio molto fine e solamente un esperto riesce a distinguerla per ovviare alla miglior soluzione, che può trovarsi nell’amplificatore ma anche nei filtri di ogni altoparlante; la filtrazione passiva infatti può causare molti problemi di distorsione a causa di limiti elettrici che variano a seconda del brano e delle frequenze da riprodurre.
Resta chiaro che con le moderne tecnologie, apprezzare rumorose distorsioni armoniche diventa possibile solo a volumi molto alti che portano i componenti prossimi al massimo delle loro potenzialità.
Conclusioni
La distorsione non è un prodotto della musica, è il risultato di un componente che non fa bene il proprio dovere in determinate condizioni.
Pertanto, si può ovviare al problema modificando queste condizioni,quindi abbassando il volume o attenuando le frequenze peggio riprodotte mediante un selettore di tono o un equalizzatore.
Oppure, è necessario procurarsi componenti in grado di offrire una prestazione migliore, in base ai propri gusti musicali e alle proprie disponibilità economiche, eccovi alcune guide che potrebbero interessarvi :