La differenza tra zoom ottico e zoom digitale è importante da conoscere sono solo per arricchire la tua cultura in materia fotografica, ma anche per capire meglio come scattare determinate tipologie di fotografie e avere un occhio più critico e attento nell’osservazione delle immagini.
Inoltre, in fase di acquisto di una nuova fotocamera, sapere cosa significa zoom ottico e zoom digitale è determinante per non farsi trarre in inganno da bieche politiche commerciali e di marketing che i punti vendita o le stesse case produttrici attuano, evidenziando un dato relativo all’ingrandimento che non sempre è quello corretto e reale.
La differenza in sintesi tra Zoom Ottico e Zoom Digitale
La differenza tra zoom ottico e zoom digitale consiste nel fatto che il primo ingrandimento è effettuato attraverso l’avvicinamento del soggetto fotografato mediante elementi meccanici presenti nel gruppo ottico della fotocamera volti a modificare la lunghezza focale dell’obiettivo, mentre nel secondo caso lo zoom è ottenuto grazie ad un’interpolazione lineare generata dal software interno alla macchina fotografica che “ipotizza” come potrebbe essere la scena ritratta nel caso fosse ingrandita.
Lo zoom ottico offre senza alcun dubbio risultati migliori sotto l’aspetto della qualità d’immagine in quanto non altera i contorni e le aree ad essi vicine.
In un’immagine ingrandita digitalmente è possibile notare bordi poco nitidi, zone scarsamente a fuoco, colori approssimativi e spesso non ben definiti.
Questo perché l’ingrandimento è frutto non del lavoro di lenti e motorini meccanici che spingono avanti lo zoom, ma di una elaborazione di dati che avviene quasi in tempo reale, ma che lascia spazio a qualche pecca.
Cos’è Lo zoom ottico e come Funziona
Con zoom ottico si definisce il meccanismo di ingrandimento che impiega gruppi di elementi ottici mossi da componenti meccanici, il cui compito è di avvicinare o allontanare il soggetto ripreso.
Le lenti interne all’obiettivo, sia quelle convesse che concave, assumono posizioni diverse che modificano la lunghezza focale dell’obiettivo.
Quando sulle indicazioni relative a fotocamere e obiettivi si vedono diciture del tipo 4X, tale valore è un’espressione dello zoom e della sua capacità di ingrandimento.
Attenzione all’interpretazione di questo parametro: 4X, ad esempio, non significa che il soggetto ripreso viene ingrandito realmente 4 volte!
Per la precisione, considerando l’esempio appena citato, la specifica dicitura indica come la differenza tra la minima lunghezza focale riportata sull’obiettivo e quella massima sia in rapporto di 1 a 4 rispetto al minimo.
Se su un obiettivo trovi indicati i valori 50 – 250 significa che vi è una differenza tra valore massimo (250) e valore minimo (50) pari a 200, il quale, diviso per il valore minimo (50) dà un risultato di 4.
Ciò significa che con quel particolare obiettivo potrai ingrandire fino a 4 volte oltre il valore focale minimo indicato.
Qualcuno semplifica il discorso: un obiettivo la cui lunghezza focale riportata è 100 – 400 viene indicato ugualmente con 4X poichè lo zoom massimo ammissibile è pari a 4 volte quello minimo.
Entrambe le visioni sono sostanzialmente corrette, a patto di considerare il tipo di fotocamera e il suo sensore. Il concetto si spiega più precisamente chiamando in causa un altro parametro: il fattore di moltiplicazione.
Gli zoom ottici sono migliorati nel corso del tempo e ora hanno una qualità veramente ottima al punto che moltissimi fotografi scelgono obiettivi zoom proprio perchè più versatili, senza perdere in qualità, preferendoli alle ottiche di tipo fisso.
Il lato oscuro della medaglia è che lo zoom ottico, operando mediante l’azionamento di lenti interne all’obiettivo, richiede maggiori spazi, rendendo la fotocamera più ingombrante e più pesante rispetto ad un prodotto analogo privo di zoom.
Cos’è Lo zoom digitale e Come Funziona
Lo zoom digitale è oggi presente su moltissimi dispositivi elettronici, non solo macchine fotografiche digitali, ma anche smartphone, tablet e videocamere, oltre alle fotocamere economiche compatte.
Spesso viene proposto in abbinamento allo zoom ottico, al fine di proporre un prodotto più performante e fornire un valore maggiore di ingrandimento in fase di descrizione dell’oggetto.
L’ingrandimento della scena inquadrata avviene attraverso il lavoro di un software capace di elaborare, sulla base di specifici algoritmi, un meccanismo intuitivo che immagina come sarebbe quell’inquadratura se venisse avvicinata in misura pari al valore indicato.
In pratica lo zoom digitale espande i pixel originali di cui si compone la scena, aggiungendo quelli mancanti grazie all’azione di un software interno alla fotocamera o allo smartphone.
Il vantaggio unico dello zoom digitale è che non richiede spazio aggiuntivo e quindi si riescono a mantenere compatte le dimensioni del dispositivo.
Di contro, la qualità dell’immagine ottenuta è nettamente peggiorativa rispetto a quella ottenibile con uno zoom ottico.
Se un’immagine ingrandita ti appare sgranata eccessivamente, significa che con molta probabilità è stata scattata con l’ingrandimento ottenuto con lo zoom digitale.
Il sistema digitale offre il meglio di se nel momento in cui non se ne abusa e soprattutto in combinazione con lo zoom ottico, amplificando solo leggermente l’effetto zoom.
Lavorando invece con ingrandimenti maggiori, i risultati saranno di qualità difficilmente accettabile.
L’azione combinata dello zoom ottico e dello zoom digitale
Il migliore utilizzo possibile per lo zoom digitale è in combinazione con quello ottico.
Aggiungendo l’effetto digitalizzato è possibile ingrandire leggermente l’immagine ottenuta “otticamente”.
Facciamo un esempio per chiarire meglio.
Ipotizza di avere una fotocamera con zoom ottico 4X, ma che può arrivare fino a 8X con lo zoom digitale.
Se proprio hai necessità di utilizzare quest’ultimo, puoi ottenere buoni risultati con un ingrandimento complessivo di 5X o al massimo di 6X, sfruttando interamente i 4X del sistema ottico di ingrandimento e aggiungendo 1X o 2X del digitale.
In questo modo l’effetto digitalizzato passa in secondo piano perché lo zoom complessivamente ottenuto è stato realizzato prevalentemente con l’ingrandimento ottico.
Diversamente, un ingrandimento maggiore mostrerà i segni inconfondibili (e spesso poco piacevoli) dello zoom digitale.
Quando usare lo zoom
Ci sono diversi generi di fotografia che richiedono l’uso della funzione zoom: da quella naturalistica a quella sportiva, ma anche la ritrattistica o quella di tipo food.
Ingrandire è importante per cogliere i particolari, gli attimi che riescono a trasmettere e comunicare un’emozione o un’azione, come un cane che compie un balzo, oppure un volatile che agguanta la sua preda.
In questi casi lo zoom si rivela fondamentale perché ti puoi porre a distanza senza interferire nella scena, lasciandola più naturale possibile, catturando l’immagine al momento giusto.
Il fattore di moltiplicazione in fotografia
Parlando di zoom (ottico) è necessario riservare un accenno al fattore di moltiplicazione, concetto che dipende molto dalla tipologia di fotocamera e quindi dal suo sensore.
Immagina di possedere un obiettivo con focale fissa di 14 mm, quindi un tipo di grandangolo.
Se lo applichi su una fotocamera reflex di tipo full frame vedrai nello schermo o nel mirino una determinata inquadratura “reale”.
Nel momento in cui quello stesso obiettivo andrai ad avvitarlo ad una fotocamera con sensore APS, otterrai un’inquadratura differente rispetto alla precedente, ovvero più ingrandita, come se avessi un obiettivo non da 14 mm, ma da 22 mm.
Come vedi, basta cambiare fotocamera (sensore) e già ottieni un piccolo effetto zoom, senza nemmeno accorgertene.
Il fattore di moltiplicazione in fotografia viene definito dalla differenza delle misure dei vari sensori e ciò identifica un dato oggettivo e incontestabile.
Il riferimento riportato sugli obiettivi è sempre riferito ad una fotocamera con sensore full frame: per questo, prima di acquistare un obiettivo è bene considerare l’effetto che quello avrà sulla tua fotocamera nel caso non fosse una full frame.
Un sensore APS di una fotocamera Canon presenta un fattore moltiplicativo pari a 1,5, mentre per Nikon questo valore sale a 1,6. Un sensore 4/3 (ad esempio di alcune tipologie di fotocamere Panasonic) porta il fattore a raddoppiare l’effetto.
Ci sono anche sensori di dimensioni inferiori e in questo caso più che di fattore di moltiplicazione si parla di effetto crop, ovvero effetto taglio.
Il crop, in fotografia, è il taglio che viene fatto ad un’immagine per ottenere un ingrandimento più accentuato di un particolare e ciò è quanto si verifica naturalmente con sensori più piccoli: l’ingrandimento in questo caso viene amplificato proprio perché il sensore ha misure ridotte rispetto ad uno full frame e di conseguenza l’immagine catturata rappresenta solo una parte di quella che parimenti viene acquisita da un sensore maggiore.
Per spiegare meglio: immagina di avere un poster di 50×70 cm e di avere due cornici. La prima è della dimensione giusta, la seconda è più piccola.
Ovviamente se intendi utilizzare quest’ultima devi obbligatoriamente ritagliare (croppare in gergo anglosassone fotografico) il poster e la scena interna alla cornice ti sembrerà più grande.
Il fattore di moltiplicazione va tenuto in considerazione sempre nel caso in cui tu non disponessi di una fotocamera full frame, soprattutto se decidi di comprare un teleobiettivo.
Ciò viene pure a tuo vantaggio.
Se ambisci ad avere un tele fino a 600 e hai una fotocamera con sensore APS (e non full frame), non è necessario che compri realmente un teleobiettivo con 600 mm di focale, ma puoi fermarti a 400 mm (risparmiando sicuramente qualche soldo in fase di acquisto).
Questo perchè con un fattore moltiplicativo di 1,5 (o 1,6 per Canon), moltiplicando la focale di 400 mm, arrivi a 600 mm.
Quindi, riassumendo: con una fotocamera con sensore APS (ad esempio), scattando una fotografia con zoom 400 mm è come se ottenessi un’immagine scattata con un tele da 600 mm.
Parimenti il discorso vale anche considerando il grandangolo. In questo caso devi porre maggiore attenzione perchè se monti un obiettivo da 24 mm su una fotocamera.
Attenzione a non cadere in un tranello tecnico in cui è molto facile farsi trarre in inganno e quindi è meglio precisare: un obiettivo 400 mm rimarrà sempre un obiettivo 400 mm e non è che applicato su una macchina fotografica con sensore di tipo APS diventa 600 mm.
Tecnicamente il concetto non cambia e resta immutato.
Diversamente, quello che varia è l’angolo di inquadratura e quindi l’acquisizione dell’immagine corrisponde a quella ottenibile con un obiettivo 600 mm montato su una full frame per l’effetto del fattore di moltiplicazione.